Preghiera ‘Sequenza ai Due Cuori d’Amore’

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1. Oh Cuori d’Amore Gesù e Maria, siate il conforto dell’anima mia. Le ardenti fiamme del vostro Grande Amore, allontanino la solitudine da ogni cuore.

2. Oh Amore Puro e Santo che i Due Cuori attraversi e di Vita e di Gloria ognuno ricolmi, attraversa e trafiggi il nostro cuore che è affranto e pentito e pace e gioia non ha.

3. Oh Cuore Immacolato di Maria, accogli nelle tue ferite il sangue che sgorga dal mio cuore ferito, e purificalo!

Oh Cuore d’Oro di Gesù, accetta dalle mani purissime di Maria il mio cuore peccatore che le tue piaghe aprì, e santificalo affinchè consolazione ti dia e mai più dolore.

4. Ave Due Cuori d’Amore, Gesù e Maria, stretti per sempre in un’unica fiamma, unitemi per sempre a voi, e stringete nel medesimo santissimo e immacolatissimo amore le anime che mi accompagnano sulla via, e in particolare quella che porto nel cuore. Grazie.

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Teologia morale & Bibbia: l’ermeneutica dello «STA SCRITTO»

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Ogni testo contiene prescrizioni, massime o consigli, esortazioni, insegnamenti parenetici, apologetici, aneddoti o racconti, ma il senso con cui io ora leggo ciò che è scritto, potrebbe non coincidere con quello che l’autore aveva in mente quando lo scrisse! Non trattandosi di una DISSERTAZIONE SISTEMATICA intorno i vari temi etici (pace, guerra, salute, Stato, famiglia, proprietà etc), la bibbia si espone come qualsiasi altro testo ad una varietà di interpretazioni: i significati che essa veicola, purtroppo, non sono immobili, fissati una volta per tutte con perizia giurisprudenziale, e serve perciò adottare un approccio responsabile, serio e maturo onde evitare di far dire alla bibbia tutto ed il contrario di tutto. Stiliamone velocemente uno:

  1. Evitare strumentalizzazioni del tipo: «c’è scritto nella bibbia!». Come una mano non fa e non dice nulla per se stessa, ma sempre agisce in risposta al capo, così nessuna parte della bibbia dice nulla in se stessa, ma sempre risponde in vitale collegamento con tutte le altre parti del testo. Ogni pericope va constestualizzata! Neppure tra VT e NT esiste una cesura profonda ed insuperabile.
  2. Evitare di leggere un contenuto redatto nel passato con le lenti fornite dal tempo presente. Il futuro infatti è già pronto a fornire al lettore un nuovo paio di lenti, ma quello che il lettore più devoto e prudente fa, è procurarsi il modello più vecchio. Ogni insegnamento biblico vive in una dimensione storica particolare da cui solamente attinge il suo significato più pieno, autentico ed originale.
  3. Evitiamo di relativizzare ciò che ha un valore assoluto, e di assolutizzare ciò che ha un valore relativo. Stiamo al centro! In origine ogni insegnamento sacro assume un valore CONTINGENTE, intimamente legato all’ordinamento socio-culturale in cui viene generato. Malgrado successivamente possa venire assolutizzato – fino a divenire ideologia universale – il buon credente non cede nè al relativismo assoluto nè all’assolutismo integrale ma discerne nella sua propria coscienza – eventualmente con aiuto del Magistero – dal caso in cui una norma biblica vada applicata alla lettera, dal caso in cui una norma biblica debba essere interpretata perchè storicamente coniata soltanto per non stravolgerela tradizione di un popolo onde promuovere in esso un progresso civile graduale. Ad esempio, San Paolo contempera il: «Mogli, siate sottomesse ai vostri mariti» (Ef 5,22) con il: «Mariti, amate le vostre mogli» (Ef 5,25): in un mondo in cui era più che legittimo (normale) trattare le mogli come schiave, questo passo biblico realizza certamente un progresso senza ribaltare la comune tradizione locale. “Gradualità” insidiosa e snervante, come fu la tecnica di riforma adottata dalla Eurocrazia, così lo è negli affari dello spirito e della cultura!
  4. Evitiamo il fondamentalismo dell’ateo e del malizioso, ma il cattolico accetti in buona coscienza di far talvolta proprio un pò del “relativismo” proprio degli atei. Anche quando abbiamo compreso fino in fondo un ammaestramento contenuto nella Rivelazione – e ne leggiamo chiaramente le righe – esiste sempre un tempo della storia, il nostro, che è necessariamente diverso da quello passato in cui la norma fu redatta. Esso ci chiede talvolta con grande, inascoltata evidenza, l’adozione di un’ermeneutica diversa e complementare. Cosa buona e giusta è non assolutizzare nessun dato biblico. Come neppure relativizare qualsiasi passo biblico perchè «i tempi sono cambiati!». E’ proprio vero che «i tempi cambiano!» ma alcune altre cose non cambiano! E la bibbia rimane per certi verti ed in certa misura un testo normativo! Cerchiamo, tramite la pratica del discernimento interiore, di allontanarci dalle soluzioni facili e pressappochiste – che è facile individuare perchè sovente presentate da anarchici, newager e pagani. Volendo buttare tutto alle ortiche, costoro fanno presto a buttarla in caciara. Da questo li riconoscerete. Insieme all’acqua sporca (che sporca è realmente!) getteranno via anche il sacro bambino! Da parte nostra prendiamo gli insegnamenti della Scrittura più come i consigli di una madre, che come gli ordini di un padre o le istruzioni di una macchina!
  5. Se vuoi avere un buon rapporto con questa “madre”, cerca di spiegarle fino in fondo le motivazioni che ti hanno spinto a interrogarla, aprendo il libro. Più chiaro sarai con te stesso, più facile sarà per lei risponderti ed aiutarti.

Nella su fatta riflessione affiorano a onde alterne 4 elementi, i quali nascondono il loro imponente corpo sotto la superficie dell’acqua e che pertanto vanno estratti per un migliore esame della questione.

  • TEMPO STORICO: è il tempo passato ed il contesto sociale passato in cui un autore del passato redige il suo contenuto letterario.
  • OGGETTIVITA’: è dato dalla lingua usata dall’autore e dall’insieme di lettere da lui scelte per comunicare agli altri un preciso significato esistente nella sua mente.
  • REALTA’ CONCRETA: è il tempo presente ed il contesto sociale presente nel quale il lettore riceve il messaggio concepito dall’autore.
  • SOGGETTIVITA’: è la particolarissima storia personale del lettore e il magma di umori psicologici in cui il messaggio concepito dall’autore prova a gettare radici ogni qual volta viene letto.

Ogni elemento è in realtà una tappa ermeneutica di un circolo (appunto “ermeneutico”) in cui un dato periodo storico genera attraverso un individuo speciale (lo scrittore) uno speciale contenuto letterario che da quel punto in avanti (se ben pubblicizzato) si immergerà nelle epoche successive a condizionare gli umori e le storie di uomini successivi che così formati generano altri contenuti linguistici e così via.

Il circolo è perpetuo!

Se dunque troviamo scritto nella bibbia: «L’uomo non si separi dalla moglie!», i più – che sono uomini semplici – si ritroveranno nella propria mente come a un bivio: rigorismo («c’è scritto nella bibbia!», «ecco la norma divina!», «per l’amor di Dio, diavolo, non tentarmi!», «Ora tu non tenterai neppure la povera gente! Ti censuro!») oppure lassimo (ogni scusa è buona per rompere la norma: «tolleranza, elasticità mentale», «per amore ti lascio!», «la pace si ottiene facendo la guerra», «evvedi, la ragione naturale vuole questo peccato!»).

Ma noi che abbiamo studiato e facciamo nostro un approccio ermeneutico al testo sacro, rifiuteremo sia il rigorismo che il lassismo appropriandoci invece del punto di mezzo in cui facciamo una lettura intersoggettiva, interdisciplinare ed intergenerazionale del dato biblico, confrontandoci direttamente con la Parola di Dio fino al punto di arrivare ad una SCELTA MORALE che non è ricezione passiva della norma contenuta nella Scrittura, ma il frutto di prolungata meditazione interiore nonchè di studio concreto ed analisi dei costumi e delle fonti di una cultura.

Declinando la norma sacra nel TEMPO e nel LUOGO in cui germinò storicamente, si otterranno elementi molto importanti per applicarla correttamente laddove dopo secoli giunse: nel MIO PRESENTE e nella MIA CASA attraverso le mie orecchie ed i miei occhi.

Ogni singola parola è sempre parto di un CONTESTO (storico, culturale, emotivo, personale, generazionale etc). Comprendendo ottimamente il contesto comprendiamo il significato autentico ed i “limiti di legalità” di quella parola. Fatto questo lavoro di assimilazione, ricerca e confronto ermeneutico – spesso lento e faticoso – tra due o più modelli di azione e di pensiero, matura qualcosa di prezioso: una RETTA COSCIENZA (CATTOLICA), che rimane tale anche se durante il percorso di discernimento si è sbagliato qualcosa a causa di fragilità umane o di accidenti storici particolari. In effetti, il rapporto con la Scrittura non è stato disprezzato ma ampiamente e correttamente coltivato, e questo è parte centrale di quanto richiesto a un cattolico per dirsi veramente fedele.

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Permacultura & Filosofia – Rivoluzionare lo Spirito di Famiglia

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…ma la tua famiglia condivide in pieno con te i tuoi ideali politici, etici, filosofici e spirituali? E la proprietà privata è stata abolita coi tuoi cugini e parenti ed avete un fondo comune, quantunque minimo, che ciascuno rifornisce e da cui ciascuno trae secondo il bisogno, come una vera famiglia?

Facciamo quindi una prima sintesi della permacultura organica:

La «mia comunità» (quella che voglio realizzare in una forma evoluta di permacultura) non può essere la mia famiglia d’origine, perchè con il termine «famiglia» normalmente s’intende la famiglia di sangue, ma se io parlo della comunità “Mia” - una comunità in cui mi sento totalmente a mio agio, capito e protetto - intendo riferirmi alla mia Famiglia Spirituale.

Ora, non è detto la mia famiglia di sangue non sia anche la mia famiglia spirituale, ma è assolutamente sicuro che certe volte la mia famiglia di sangue non mi capisce, rispetta ed ama come vorrei.

Inoltre, l’abolizione della proprietà privata è un ideale socio-politico antico, perché è il primo su cui ogni essenza comunitaria poggia.

Meditiamo.

Lo Stato esiste… poiché esiste il demanio statale, proprietà pubblica e non privata.
La Legge esiste… poichè è uguale per tutti, norma pubblica e non privata.
Dio esiste… poichè sta sopra tutti, guardiano pubblico e non mio personale, privato.

Ma oggi “occidentalizzarsi” significa:

  • 1 Auto a testa
  • 1-2 telefoni a testa…
  • Ognuno con il suo conto corrente…
  • Ognuno con il suo appartamento, con le sue tasse e le sue bollette da pagare disperatamente a fine mese ogni volta da solo…

«Fai queste cose, e sarai un vero uomo!»

Un vero occidentale.

Vedremo che caldeggiare in nome della permacultura l’esistenza persino giuridica di «Beni Comunitari», nella civiltà euro-americana desta angoscianti preoccupazioni persino tra gli ecozingari di periferia, poveri occidentalizzati!

Enrico Malatesta parlava del «buon senso della rivoluzione».

La permacultura organica riprende questo concetto nel senso di una ripresa calma e organizzata dell’opzione collettivista ai fini della maturazione di una rivoluzione sociale ragionata, autentica, strutturale e non newage.

Si persegue ora una scelta poco anarchica e molto formale, ordinata e chiara, non già da Stati, Regioni e Comuni, assessori, sindaci e intellettuali, ma da semplici famiglie, 2-3 e non solo una – che quando diventano una si fanno comunità, ecovillaggio.

Quali sono le alternative al
modo di vita occidentale?

Forse la permacultura urbana, l’ecovillaggio hippy, la permacoltura mollisoniana, l’autosufficienza di basilici e rosmarini su un terrazzo in un grattacielo di New York, ma anche il grattaevinci, un posto in banca a tempo indeterminato ed il lavoro dei sogni, ma il destino di fondo è comune e non è diverso:

...mettere al mondo figli per insegnare loro a non farsi mettere i piedi in faccia ovvero calpestare il prossimo per non farsi calpestare – «Figluolo buono e caro, impara presto a fare compromessi col mondo se vuoi vivere agiatamanete e non come tuo padre, portapizze a 50 anni!».

Altri, più spirituali – troppo spirituali – si predispongono a soffrire nascostamente per amore della verità e della giustizia, come nuovi Gesù Cristi laici. La Vita è agli sgoccioli dentro questo enorme triste contenitore che è divenuto il pianeta Terra, un tempo preziosa gemma degli dèi, ora di essi lacrima.

Lodare e venerare il proprio sangue (famiglia) e sigillarsi dentro di esso, è pratica comune in Occidente e nel resto del mondo noto, ma in Occidente i beni di famiglia dell’1-10% della popolazione eccedono la capacità di assorbimento della stessa famiglia (e discendenti). L’anarchia della permacultura accademica vorrebbe che spontaneamente costoro si decidesserso per la «condivisione». La giustizia della permacultura naturale vorrebbe che lo Stato stesso prendesse a cuore le tragiche sorti dei piccoli e degli incapaci, redistribuendo dall’alto quanto i leoni e le volpi hanno sottratto alla disponibilità dei più deboli.

Ma esiste una terza possibilità (in caso né lo Stato né gli uomini si decidano per una buona, santa e spontanea redistribuzione della ricchezza).

Pensiamo ai figli e nipoti di Berlusconi: che se ne fanno di soldi bastanti per almeno 400 anni di ozio nel più straordinario lusso circondati dalla sofferenza del resto del mondo? Potrebbe divenire insopportabile persino l’odore di tale stirpe!

Ma se sapessi che Berlusconi e la sua famiglia sono congiunti ad una comunità di almeno 3-4 famiglie di ceppo genetico completamente estraneo, dentro un ecovillaggio che arricchiscono con la loro semplice presenza (piscina e sauna ad uso interno), aperto quest’ultimo paradiso gratuitamente anche agli ospiti erranti e allo scambio/produzione di prodotti diversi dal denaro, in stretta rispondenza ai talenti della rete locale, beh, che organica ricchezza sarebbero i figli di berlusconi PER LA COMUNITA’ BERLUSCONIANA!

La proprietà privata in tale contesto di Ecologia Morale Applicata non sarebbe abolita tout court, ma abolita per qualche ettaro di territorio, e limitatamente a queste 2 sole fasce di beni: il suolo e i MPBM1.

Ognuno resterebbe con il conto in banca privato e personale, ma gli strumenti necessari e sufficienti (inclusi corsi di formazione di alta qualità) per coltivare liberamente il proprio talento naturale all’interno di quel piccolo spazio sacro e nutrirlo nell’amore, sarebbero concessi gratuitamente a tutti i beati cittadini di quella particolare RETE ORGANICA LOCALE!

Ma anche loro, i berlusconiani, al momento, sono solo una (ricca) azienda di tipo occidentale al seguito di un Occidente morente. Accompagnata da stormi di banche che servizievoli la servono finché ricicla quattrini alle condizioni di sistema poste da altre ricche famiglie a centinaia kilometri di distanza, anche loro, in realtà, ai fini dell’assemblamento di una Società Organica in competizione libera e alternativa alla disdicevole Società Occidentale, non servono a niente.


N O T E

1 M.P.B.M. – “Mezzi di Produzione dei Beni di Massa”: cippatrici, rastrelli, falci, alambicchi, macine per il pane, forni, trattori, piallatrici, levigatrici, seghe et similia. Ma anche corsi su perchè e come utilizzare correttamente queste cose.

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Preghiera ‘Consacrami, oh Santo Spirito’

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+ Oh Spirito di Dio, che infinitamente ardi dal desiderio di santificare tutto il genere umano, guarda e santifica me, profondo peccatore che umilmente proteso verso il tuo Altare, cerca il Padre e il Figlio.

Ricordati che sono tuo perché Cristo mi ha redento e guadagnato a Te, ma il peccato è ancora in me mentre Santissimo e Purissimo, più che goccia di cristallo tu sei, oh Divino Spirito. Per le piaghe di Gesù perdonami, per le mani di Maria tergi il mio cuore dai suoi affetti disordinati, e secondo la volontà del Padre consacrami quale tua perpetua dimora. Congiungimi a te nel tempo e nello spazio, nella tua Parola e nella tua Volontà, affinché da tutto ciò che ho e che sono si riversi continuamente nel mondo la tua Potenza Divina d’Amore.

Mi offro tutto a te ma consacrami tu, oh Signore dei discepoli buoni e fedeli, ma anche di quelli cattivi che per i piaceri del mondo e della carne svendono la Divina Grazia. Soffia sui cuori che il peccato stanca e rendi incandescente il tuo Divinissimo Nome finché non tornino alla casa paterna, ove di luce usi colmare le menti, e di vera letizia saziare i cuori.

Mi offro tutto a te ma consacrami tu, oh Signore degli angeli e dei santi, ma anche di coloro che lontano vanno e dalla Chiesa fuggono in cerca di porti migliori – non trovando infine che tenebre e disgrazie. Riconduci tutti sotto l’unico ovile dell’unico Pastore, perché tu i diversi unisci e di tutti i cuori sai come farne uno, oh Santo Spirito di Dio!

Ordine e libertà ai nostri giorni dona, pace e sicurezza, affinché da una capo all’altro della terra questo canto risuoni: «Lode a te oh Santo Eterno e Beato, Anfora della Vita tra le sue creature, poichè la tua Divina Potenza d’Amore ha salvato il mondo». E la mia vita.

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La LIBERTA’ nella teologia morale cattolica

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Un atto dell’uomo è etico se «umano» (in senso tommasiano), ma anche se umano non sarebbe veramente etico se non fosse anche libero! Peccato e virtù sussistono laddove e fin dove esiste la libertà! Ora, la libertà che caratterizza l’agire umano non è mai totale ed assoluta, bensì «situata e condizionata», limititata dalle situazioni personali della vita stessa, sorge cioè da un humus mai oggettivamente qualificabile una volta per tutte. Nondimeno l’uomo è chiamato a rispondere positivamente a Dio nella libertà che gli è propria, con l’altrui libertà e la Parola o Volontà di Dio quale contenimento alla propria.

«Che questa libertà non diventi
un pretesto per la carne»

Gal 5, 13

La bibbia dunque orienta il cristiano, lo istruisce – insieme ai documenti magisteriali e le guide locali (sacerdoti, consacrati, etc) – su come utilizzare la propria libertà, e tuttavia la libertà del cristiano è ben diversa da quella dello «scolaro diligente»: è la stessa di Dio!

Dio, nella sua sovranità onnipotente, da nessuno determinato e da nessuno limitato, tutto può volere e tutto realizzare, e tuttavia sceglie sempre e solo il bene. La libertà di Dio si autodetermina, e autodeterminandosi sempre come Bene e mai come Male, non fa altro che essere semplicemente, continuamente, liberamente se stessa: Dio.

Qualcosa di simile è chiamato a fare il cattolico. Poichè è innestato in un progetto così vasto, non dovrebbe percepire la sua libertà nativa alla stregua di Sartre, cioè come un peso o addirittura una specie di punizione (Sartre parla apertamente di «condanna alla libertà»), ma come una vocazione altissima (quantunque certamente difficoltosa).

Per il magistero cattolico la Persona è principio e fine dell’esperienza umana di libertà.

Principio, perchè non ci sarebbe vera libertà senza una persona serenamente ed armoniosamente1 collocata nel suo ambiente; fine, perchè ogni libertà viene concessa da Dio per essere “come” Egli è, e che cos’è Dio?

E’ una Persona! E’ LA Persona.

Quindi Dio dona all’uomo una libertà simile alla sua per realizzare la Persona Umana. E tale libertà ha come obiettivo (e contenimento) finale quello di realizzare la Persona Umana che ogni uomo in fondo è, non già di stravolgerla, snaturarla, storpiarla o disumanizzarla in nome di ideali persino buoni e giusti come quello della libertà stessa!

Per la teologia cattolica la categoria di Persona rinvia sempre e necessariamente all’Assoluto, sicchè colui che si realizza come Persona, si realizza come Dio. Sta scritto infatti:

«Voi siete dèi»

Sal 82:6, Gv 10:35


N O T E

1 L’armonia è qualcosa di diverso e ulteriore rispetto alla «serenità».
Potrei avere da mangiare e bere gratis in una casa per molto tempo, ma non per questo sentirmi libero e felice, perchè non c’è armonia, giustizia, nel modo in cui ho ottenuto queste cose.

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Censura: farla o non farla? La risposta di John Stuart Mill

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John Stuart Mill dopo secoli di riflessione fece il punto.

Non bisogna censurare le idee altrui, neppure quelle pazze brutte e cattive. L’unica cosa che lo Stato deve fare è bloccare CIO CHE CAUSA DANNO FISICO, violenze stupri rapine e cose così. Diversamente si avrebbe lo STATO ETICO, cioè uno Stato che schiaccia tutti in nome della SUA etica, unica ideologia ammessa da una cerchia di ottimati (ma… chi o cosa li ha illuminati, ponendoli nella scala del valore al di sopra della GENTE COMUNE?).

Se si ammettesse l’esistenza o la necessità di una SCUOLA DI TECNICI DI GOVERNO che incarna, forma, assume e abilita una squadra di inquisitori con PIENI POTERI DI CENSURA, non molto distante sarebbe la stessa identica domanda che fece crollare il sistema feudale con le sue monarchie:

Chi siete voi?

Si stanno rifacendo i discorsi di 2 secoli fa.

A molti che non hanno studiato la storia nè la storia della filosofia, questo problema della censura su internet sembra una illuminante novità dei tempi moderni, ma in realtà è un tema vecchio, primitivo e già superato dalle generazioni precedenti, a questo punto eticamente più avanti rispetto alla attuale generazione occidentale.

Probabilmente il vero problema storico non è la censura, è la mancanza generalizzata di MEMORIA STORICA.

L’Occidente è alle prese con un problema antiquato già masticato e sorpassato. Si è ritornati sinistramente a un punto del dibattito sociale simile al seguente:

E’ giusto il Tribunale dell’Inquisizione?

Ovvio che NO, dopo secoli di stampa “ribelle” e perseguitata fu detto di NO. Si ridirà di nuovo NO!

L’umanità sta perdendo tempo.

I capricci e i limiti mentali di pochi ottimati dal cuore acerbo (ma piazzati nel posto giusto), stanno facendo perdere tempo di sviluppo e di crescita spirituale ad una umanità che aveva già deciso di crescere.

Dio stesso, dunque, dovrà spazzarli via!

Esempio pratico di liberalismo milliano (era pure un massone).

Un tale famoso su YouTube dice:

la NATO è composta da androidi siriani

Quesito dello staff di inquisitori youtube:

questi stanno dicendo una michiata certissima, dobbiamo censurarli?

Risposta di padre Mill:

NO, PERCHE NON RECANO DANNO FISICO alla gente. Pensino quello che vogliono!

Mill qualche secolo fa convinse un intero paese ed in UK nacque il liberalismo inglese, radice ideologica del liberismo capitalista euroamericano. Tutti insieme, così, con questo strumento culturale, quello milliano, illuminarono il cammino di una classe politica che nell’Ottocento si faceva ancora molti problemi etici e religiosi (con annessi sensi di colpa) sul “giusto o non è giusto, è pazzo o non è pazzo, devo punirlo, lasciarlo vivere o incoraggiarlo?”.

Caro legislatore, non te ne deve fregare niente! Devi guardare solo se il fatto NUOCE FISICAMENTE al vicino, e punire pochi fatti, non milioni di idee!

by vostro illustrissimo padre Mill

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Conoscere il Cattolicesimo: che cos’è la Teologia ‘SPIRITUALE’?

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Per “Teologia Spirituale” si intende una teologia maturata nel seno dello Spirito Santo direttamente e non indirettamente, quindi completamente ispirata e relativamente distante da riflessioni dogmatiche, storiche e dottrinali in senso proprio. La disciplina prende ad oggetto di studio i moti dell’anima, l’uomo nel suo tentativo di avvicinarsi a Dio, ma non si farà spiritualità vaga ed indistinta, bensì vera e propria scienza.

Un tempo la disciplina veniva contrassegnata nelle facoltà teologiche col termine “ASCETICA & MISTICA”, alludendo quindi ad un obiettivo e ad una domanda: come arrivare a sentire… “toccare” Dio? La disciplina allora avrebbe dovuto somministrare “Il Metodo”, dopodiché illustrare la pedagogia sgorgante da questo contatto divino diretto: la pedagogia “spirituale”, una pedagogia letteralmente “divina”.

Probabilmente negli anni l’impresà si rivelò eccessivamente ambiziosa, o comunque priva di certe ed inattaccabili coordinate di navigazione, sicchè infine si preferì abbandonare il problematico “ASCETICA & MISTICA” per adottare il più generico ma più abbordabile “Teologia Spirituale” come Scienza dello Spirito Santo che rinuncia allo sforzo di delineare accurati metodi (ascetici) di elevazione mistica ed elabora invece le più generali cornici (razionali, scientifiche) del discorso teologico.

Per Giovanni Moioli la Teologia Spirituale studia il «fenomeno cristiano in quanto vissuto» poichè nella vita del credente si rivela il mistero della vita della Chiesa. Quest’ultima breve, speciale definizione richiede qualche delucidazione supplementare.

La vera conoscenza di Dio non è teorica
ma sperimentale

Anche se oggi l’Occidente si è generalmente emancipato da Dio e ritiene l’esistenza di Dio «indimostrabile», sarebbe in tutta verità più corretto dire che è “scientificamente indimostrabile”, cioè non-dimostrabile secondo i metodi e gli strumenti fissati da (San) Galileo. Ma ogni cristiano crede perchè conosce, e conosce perchè sperimenta!

Ciò che sperimenta di Dio, è la Sua Presenza nell’intimo della coscienza in forma di “sentimento”. Forse non è un vero e proprio sentimento ma più, appunto, una “presenza”, il “sentimento-di-una-partecipazione”, un “odore” che genera emozioni, pensieri, dialoghi, scoperte improvvise, ma in ogni caso per ogni cristiano si tratta di una esperienza diretta di Dio, mai indiretta o semplicemente culturale, filosofica!1

Ergo, ogni cristiano è un mistico! Anche quello più povero di “esperienze mistiche in quanto tali” (levitazione, luminazione, visioni, profezie, locuzioni, profumi, stimmate, bilocazione etc).

Quel «in quanto vissuto» di Giovanni Moioli contiene tutto questo, contiene l’idea che ogni sana, vera, semplice, bella, naturale esperienza spirituale dell’uomo, è esperienza mistica in quanto vissuta. Quando Karl Rahner dichiara che “il terzo millennio della religione cristiana o sarà mistico o non sarà”, invita la Chiesa a farsi mediatrice non già di una scienza che doni a tutti gli adepti i poteri della ubiquità e della veggenza, ma di un Santo Spirito che riempie veramente i cuori, non soltanto le panchine in cattedrale.


N O T E

1 Questo implica che alcuni e pure molti potrebbero abbracciare la fede cristiana perchè Pascal ha fornito loro ottime ragioni per farlo ed andare a messa tutti i giorni, ma fermandosi al momento teoretico e non sperimentando quel divino “sentimento” in se stessi, cioè non essendo “mistici”, stenteranno a produrre frutti significativi per la religione cattolica, ovvero le Sante Opere di misericordia.

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Sintesi del corso di Teologia cattolica SPIRITUALE – Premessa

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Il professore del corso di “Teologia Spirituale” ci fa presente che è incline ad accettare elaborati scritti in sede di esame. Il tema attorno cui dovrà orbitare lo scritto, è a libera scelta dello studente, purchè i “pianeti” orbitanti siano gli argomenti trattati a lezione.

Uno studente degli anni passati, ci raccontava il prof., scelse addirittura “Il Signore degli Anelli” quale perno del suo trattato, ciò che certifica certa ampia liberalità di vedute e capacità di “ascolto” da parte del prof. Sarà proprio così? Già nella seconda lezione non ho completamente apprezzato alcuni approcci alla disciplina nonchè alcune parole d’ordine da lui inserite direi anche con insistenza durante la lectio; si profila dunque spontaneamente nella mia mente l’argomento che legherà tutti gli altri argomenti dell’elaborato: un pò di sana, rozza, primitiva, fastidiosa “critica”.

In questo scritto organizzerò l’esposizione quanto più puntuale possibile del pensiero del prof., eventualmente seguita però dai commenti in cui esporrò una posizione diversa, argomentandola, naturalmente, meglio che potrò.

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Il Peccato nella teologia morale cattolica

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Non tutti gli atti di una persona sono un riflesso esatto del suo proprio “telos” (cioè del suo proprio fine esistenziale ed etica personale) o del miglior telos sociale. A volte sono il risultato di pensieri accidentali, esperienze distorte o condizionamenti non voluti.

Nel caso in cui tali atti contraddicano esplicitamente il Bene Universale personale o collettivo, la Chiesa parla di «peccato»: sono «peccati» tutto ciò che disumanizza l’uomo il quale, pur peccatore, per il magistero resta «persona» titolare in via permanente di «soggettività morale» (sebbene negativa). La rivelazione, a parte le parole1 che di volta sceglie di usare per riferirsi al “peccato”, non si preoccupa di fornirne una definizione “scientifica”, presenta piuttosto una serie di situazioni, racconti ed aneddoti che ne rendono trasparente la natura. Arguiamo così che il peccato non è la semplice infrazione di un precetto, ma qualcosa di molto più vasto e complesso:

  • Offesa a Dio
  • Trasgressione del Patto
  • Infedeltà, prostituzione, adulterio e fornicazione2
  • Rottura dell’ordine naturale
  • Rottura della relazione dell’uomo con Dio
  • Rottura dell’amicizia con Dio
  • Rottura della relazione dell’uomo con altri uomini
  • Rifiuto di Dio e del suo progetto
  • Impedimento alla crescita del Regno
  • Maltrattamento del mondo «buono»
  • Diffidenza verso Dio
  • Rifiuto del Verbo; chiusura del cuore e delle orecchie di fronte alla Verità (alla moda dei farisei)
  • Idolatria (elevazione agli onori degli altari di un familiare, di un lavoro o di una cosa)
  • Autoidolatria, autoglorificazione, presunzione di salvarsi da soli
  • Rivendicazione assoluta di autonomia e indipendenza rispetto a Dio
  • Aria di sufficienza verso il Creatore
  • Rovesciamento del rapporto creatura-Creatore
  • Opposizione esplicita a Cristo e azione diretta contro il suo Corpo

Questi temperamenti spirituali sono profondi e potrebbero essere innati nelle anime costituendo negli anni l’habitat ideale in cui atti peccaminosi molteplici, nuovi e continui proliferano per informare di sè il volto umano. Ogni peccato crea infatti uno stato, uno spazio, un’atmosfera che invita a peccati uguali o peggiori.

E’ chiaro che un’educazione cattolica abbastanza precoce potrebbe decelerare certi sviluppi spontanei e selvatici della coscienza, ma a causa del processo di secolarizzazione, oggi comunemente si ritiene che la propria ragione naturale basti a orientare positivamente tutti i comportamenti umani, e, anzi, più compiutamente, che i valori che scorrono nella società terrestre non dovrebbero affatto farsi informare da una fede3, un’ordine celeste o una religione rivelata. La società secolarizzata – guidata dalla scienzah4 – dubita fortemente, non meno che orgogliosamente, dell’esistenza del Valore in Sè e di un Dio quale garante di tal valore sopra tutti gli altri valori.

L’inclinazione o l’obiettivo pare essere la creazione di un «mondo senza peccati» soltanto perchè si è efficacemente creato un mondo senza Dio. Ma tale mondo, evidentemente, precisamente un paradiso non sarà. Il male non è stato espulso, semplicemente non viene chiamato più «male» per evitare ogni forma di «discriminazione» in collettiva, silenziosa, religiosa deferenza al «polticamente corretto». Dunque la secolarizzazione iniziata nel settecento, con l’illuminismo, dopo 3 secoli, in era post-covid, trova il suo più geniale epilogo! Il «rispetto», la neutralità e «la pace» (però soltanto filologica).

Ma non tutti i mali vengono per nuocere.

La secolarizzazione ha contribuito a denunciare una serie di false forme di religiosità e a rendere più autentica l’esperienza della fede cristiana. Di conseguenza, una certa retriva concezione di peccato è stata messa giustamente sotto processo, spingendo il magistero a purificarne l’immagine. Oggi la dottrina cattolica, calcando la mano sulla «etica personalistica» piuttosto che su quella normativistica o mistagogica, si è spogliata di molti fardelli e sovrastrutture medievali: dietro ogni atto dell’uomo, anche «cattivo», c’è sempre e prima di tutto una persona, non sempre e non proprio un demonio!

Alcuni atti, inoltre, protrebbero rispondere direttamente a grandi «strutture di peccato»5 culturali e sociali non poste dall’individuo medesimo ma dalle generazioni a lui precedenti o da governanti insipienti e/o malvagi. L’uomo è avviluppato in una trama storica di colpe da cui è spesso incapace di astrarsi. Si tratta in verità di una «solidarietà tra tutte le cose» tanto impercettibile quanto concreta, per la quale il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo misterioso sugli altri.6 In questo caso il peccato resta personale, ma la responsabilità di esso è condivisa con il sistema sociale di appartenenza. La «Vita Nuova in Cristo» dovrebbe fornire l’antropologia, la filosofia e la cultura necessarie per ripulire e proteggere la propria visione del mondo da condizionamenti segreti, precomprensioni e premesse di senso distorte, ma talvolta neppure col migliore studio questo accade: le antropologie cristiane infatti sono molteplici e reciprocamente difformi (l’antropologia personalista è solo una tra le tante), i testi di riferimento numerosi e prolissi, i buoni insegnanti pochi, gli apostoli ancora meno, e le antropologie rivali (ad es. antropologia materialista) risultano spesso più ficcanti, diffuse e meglio presentate dall’apparato mediatico in azione.

In alcuni casi la cultura occidentale – di scienza e filosofia naturale imbastardita – non respinge tout court la logica del peccato come sciocca, insensata, primitiva etc, ma la usa per irrorare una sorta di oscura ma piacevole “mistica del male”, tratteggiabile alla maniera seguente.

Solo nella perdizione più radicale Dio può essere veramente Dio nei nostri riguardi.
Il peccatore che riconosce umilmente la propria colpa è più vicino a Dio di un ligio cattolico ottusamente pago di se stesso.
Il peccato è una condizione intrinsecamente necessaria non solo alla esistenza fisiologica umana, ma anche alla grazia divina e alla luce redentrice del Cristo! La Chiesa cattolica dice che esso è, di sua natura, improduttivo, ma questo non è vero. Esso ha valore in sè perchè è sorgente di tutti i beni che verranno dalla confessione della colpa e dal perdono misericordioso di Dio.
Il peccato non va schivato come fosse una pallottola, ma accettato e accolto serenamente dentro di sè perchè è una fatalità ineluttabile e preziosa della natura umana. L’impegno contro di esso non deve essere assoluto.

In questo humus culturale – più stallatico che humus – la tesi squisitamente catechetica secondo cui «il peccato offende la santità di Dio», faticherà sicuramente ad essere colta, allorchè una intera generazione appassionata di scienzah non capisce razionalmente dove sia questo Dio e per quale motivo, se è nei cieli, dovrebbe sentirsi urtato da un cotanto utile e benefico «peccatuccio».


N O T E

1 Nell’Antico Testamento i termini più usati per designarlo, in ordine di frequenza, sono: «HATTA ‘T» (fallire, mancare l’obiettivo); «PESA» (protesta, ribellione, azione delittuosa, reato); «AWON» (defezione, perversione, tradimento). Nel Nuovo Testamento: «HAMARTIA» (traduzione greca dall’ebraico hatta ‘t).

2 La Alleanza uomo-Dio veniva dagli ebrei interpretata in senso coniugale; “l’adulterio” su accennato non è quindi solo un peccato contro il proprio partner, ma immagine e “stile” di un peccato ben più grande, universale!

3 Per i secolaristi la «fede» è una motivazione interiore come tante. Non ha una origine extra-mondana, e pure se l’avesse, rimarrebbe quel che è: un supporto psicologico.

4 La BIOLOGIA ha chiarificato la funzione degli istinti e reso trasparente il carattere ereditario di certe inclinazioni; la SOCIOLOGIA ha posto l’accento sull’influsso esercitato dall’ambiente e dall’educazione nell’ambito delle scelte personali; la ANTROPOLOGIA CULTURALE ha dato sempre più rilievo alla storicità (e dunque alla relatività) dei comportamenti e dei costumi umani. La secolorizzazione scientifica ha assolutizzato questi dati, trasformandosi in ideologia e trasformando l’uomo in un «animale evoluto» dotato soltanto parzialmente della libertà spirituale propria di una persona angelica, umana o divina.

5 Da un’enciclica di Papa Giovanni Paolo II.

6 Questo è il lato oscuro della medaglia. Il lato luminoso è quel che la Chiesa abitualmente chiama «comunione dei santi», per la quale tutte le grazie e tutti i meriti conquistati da un santo – Gesù Cristo primo fra tutti – fanno la gioia anche dei meno santi, un patrimonio segreto, un tesoro nascosto da cui anche un non-santo può attingere per diventare santo.

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PermacUltura o permacOltura? Liberiamoci da errori infestanti!

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La parola “permacOltura” e la parola “permacUltura” si differenziano soltanto di una vocale: nella prima troviamo una “O” chiusa come un globo o pianeta, mentre nella seconda abbiamo una “U” con i suoi due bracci aperti al cielo, che possiamo interpretare come una O che, spaccandosi per eccesso di pienezza, è sbocciata diventando U!

Dunque fra Natura e Cultura non c’è conflitto, ma consequenzialità, e la permacOltura genera la permacUltura, e viceversa!

Ma a prima vista sembrerebbe più sensato adoperare la sola espressione “perma-COLTURA”, la quale espressione in originariamente demarca, nei testi mollisoniani, semplicemente una “coltura di perenni”.

Ulivi, viti e carrubi; peri, meli e noci sono in effetti piante amate, lodate ed esaltate dalla permacultura, e si tratta di “perenni”, ovvero piante “permanenti” che, in quanto tali, esimono l’uomo da fastidiosi lavori di risemina e riaratura del suolo, laddove nel mondo agricolo tradizionale si fa uso molto più largo delle piante annuali, ovvero piante che dopo il ciclo vegetativo (appunto “annuale”), muoiono e vanno perciò reinserite nell’ecosistema tramite conservazione dei semi, semina in semenzaio o su sodo, preparazione del letto di semina, assistenza, irrigazioni, concimazioni speciali. Inoltre, l’agricoltura occidentale predilige le MONOCOLTURE, tanto che se un agricoltore dicesse: «io coltivo frutta», allora l’esperto gli risponderebbe: «allora sei un frutticoltore!». Se insalate: «allora sei un orticoltore!». Se cereali: «…cerealicoltore». Se foreste: «silvicoltore». Se api: «apicoltore». Se fiori: «floricoltore». Se uva: «viticoltore» e così via.

Insomma, tanto più si restringe il campo di occupazione, tanto più oggi in campagna sembra di esercitare un vero e proprio mestiere. Potrebbe mai un allevatore di capre, dirsi “agricoltore”?

Oh, certo che no! «Solo un ignorante parlerebbe così!».

Ma allora ecco qui sorgere le vere ragioni di una permacultura con la U: in natura ogni cosa ha bisogno dell’altra, in natura ogni cosa costituisce un’anello, in natura non posso coltivare pannocchie, se in qualche maniera non coltivo anche un modo per nutrire quelle pannocchie!

Questi nutrienti li dà molto facilmente la cacca di bovino (il letame suino o avicolo è di minor qualità), e allora ecco che l’agricoltore si fonde con l’allevatore per diventare un permacultore, il quale si occuperà anche delle foreste, delle falde idriche, della casa, dell’energia, dei fiori e delle api non meno che di politica ed economia. Perché? Perché…

Tutto è connesso

Il permacoltore, differentemente da un permacultore, trascura gli aspetti più organici del sistema di convivenza sociale cui partecipa e si concentra su quelli meramente colturali dell’ecosistema in cui alligna, nel miglioramento dei quali può divenire anche molto ferrato. Ma è fondamentalmente disisnteressato all’Altro (persino in senso spirituale!).

Il termine “permacultura” evoca uno spessore a più ampio spettro rispetto a quello del più semplice “permacoltura”, che sottoporrebbe la disciplina al rischio di essere abitualmente scambiata per una nuova affascinante tecnica colturale sostenibile.

LA PERMACULTURA NON E’ UN
METODO DI COLTIVAZIONE

La permacultura è la cultura e l’anima dell’agricoltura, una specie di agronomia in versione “adulta”, socialmente formata, permanente. Così, la permacoltura è una coltura che segue i principi della permacultura, mentre la permacultura è la cultura che sta dietro le permacolture.

Il suo più preciso sinonimo sarebbe quindi agricUltura, imbrigliando nel quale il ruolo tutto speciale assegnato alle perenni (colture relativamente “permanenti”), diventa perma-cultura.

L’ideale della permacoltura è una coltivazione “permanente” su largo raggio: una volta avviata con premurosa ed attenta progettazione, avrà bisogno di pochissimi interventi e così possiamo vantarci con gli increduli agricoltori della vecchia scuola d’Occidente dicendo che la nostra coltura «va avanti da sola» e nel migliore dei modi.

L’ideale della permacultura, invece, è una inculturazione “permanente” su largo raggio: unisce cose, animali, piante e persone; coinvolge persone e associazioni locali, statuti, leggi e libertà; una volta avviata con premurosa ed attenta progettazione, avrà bisogno di pochissimi interventi e così un paese intero potrà vantarsi con le altre esterefatte culture che i suoi figli «vanno avanti da soli» – senza il Dispostismo Illuminato di nessuno Stato – e nondimeno nel migliore dei modi.

Una «cultura permanente» per il trattamento della terra e dei suoi abitanti, salverà permanentemente il pianeta dalle aggressioni organizzate di pochi uomini ricchi e potenti, e poi «andrà avanti da solo», senza polpottiani1 apparati mediatico-burocratici nè militari a sostegno.


N O T E

1…da “Polpot”, noto dittatore africano.

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