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Nelle pagine precedenti (qui e qui) si era cercato di spiegare come mai neppure un corso di permacultura di 800 euro, riesce infine a cambiare la vita di certe persone. La “transizione” verso una “vita migliore” e più “sostenibile”, infatti, è un obiettivo organico della permacultura.
Si era presupposto – oltre la mancanza di denaro come ovvio ostacolo al progetto di comprare terra e cambiare vita – l’esistenza di una caratteristica interiore, peculiare di alcune persone e non tutte, come freno principale al cambiamento. Si era detto, in breve, che quanto più certuni si sentono o sono “ESSERI SOCIALI”, tanto più una loro eventuale rivoluzione interiore sarà condizionata ad una rivoluzione sociale, e si era proseguito elencando le varie forme ancora possibili di “transizione sociale“.
Ma in quelle pagine era mancato un riferimento più diretto alla “natura” e ai suoi modelli (“pattern”).
Colmiamo adesso la lacuna, giacché tutto quanto si dice in permacultura, anche interiore, andrebbe sempre ricondotto per via diretta o indiretta a un modello osservabile in natura (oppure a un principio holmgreniano come ad una indicazione mollisoniana).
Orbene.
Sei una scimmia o un orso, una balena o un delfino?
Se sei un volatile, meglio, poiché l’esempio che seguirà poco più appresso svelerà con più chiarezza il motivo del tutto naturale che sta dietro l’apparente congelamento di molte esistenze.
Ed ecco, lo stormo non si alza in volo ogni giorno!
La “migrazione” è una ottima immagine della transizione esistenziale, di vita e di abitudini, incalzata dalla permacultura più matura. Ma ecco, se non sei un animale solitario come una balena ma un delfino, tu potrai spostarti e cambiare “ecosistema” solo quando il branco (e non tu!) deciderà di farlo!
È il prezzo da pagare per essere delfini e non balene, lupi e non orsi.
Lo stormo di rondini non spicca il volo tutto intero che proprio un giorno prima del definitivo cambio di stagione.
Quand’anche un giovane e forzuto rondinotto dicesse agli altri: “Ehi! Queste piogge occasionali non fanno affatto bene ai nostri nidi. Non vedete come li disfano? Non vedete l’aria fredda arrivare, i giorni accorciare, la notte avanzare? Partiamo subito e non aspettiamo oltre, imbecilli!”.
Ebbene, quand’anche dicesse questo e vi credesse con tutto se stesso, resterebbe comunque un rondinotto-dentro-un-gruppo.
Ciò vuol dire che la sua esistenza è vincolata – a dispetto di tutte le più logiche e assertive razionalità – alla NATURA e alle ESIGENZE del gruppo cui fa parte.
Di solito vi è un anziano da qualche parte, colui che ricorda le precedenti migrazioni perchè ne prese parte, e che dunque ne conosce i tempi esatti. Egli sa, in particolare, che bisogna aspettare proprio l’ultimo giorno utile per NON LASCIARE NESSUNO INDIETRO. I vecchi devono nutrirsi molto bene per il lungo viaggio, i giovani crescere; le madri finire, almeno, di allattare.
Essere parte di un gruppo, quindi, rallenta e fa soffrire i più pronti, piegandoli a ritmi e tempi non personali ma del gruppo.
Torniamo alla permacultura e ai progetti di transizione organica.
Gli esempi testè descritti spiegano quel diffuso fenomeno socio-antropologico per il quale molte persone in città irrequiete giacciono e soffrono. Amano il silenzio, gli animali, gli spazi verdi, le piccole cose della natura; il denaro nelle loro tasche è abbondante e consentirebbe loro un serio trasferimento in campagna, ma scelgono di rimanere comunque sepolti in città. Se non la classica pigrizia, potrebbe trovarsi in costoro un ostacolo meno voluttuario a questo tipo di transizione: il fatto che non è ancora giunto il tempo. Tutti ne parlano, il cambiamento è imminente, è nell’aria! Ma la Prima Ala non si è ancora alzata in volo. Quindi restano fermi.
I social network hanno chiarito molti aspetti di funzionamento della “Prima Ala” che nelle generazioni nel corso delle epoche avvia le più grandi rivoluzioni: essa è tutte quelle persone che, avendo “seguito”, inducono un gruppo speciale sufficientemente vasto a sollevarsi. Ma proprio come in uno stormo, un gruppetto tira l’altro ed ecco, infine, tutta la massa “vola”: il messaggio – con il carico di simboli e modelli che rappresenta – diventa “virale”.
Le “Prime Ali” sono il perno e l’obiettivo primo dell’abbattimento (censura) del bracconiere (Stato/elite) affinché lo STATUS QUO prosegua. Allora la società prende a scorrere in una sofferenza intima sempre più torbida, graffiante e caotica, perchè nonostante lo spirito sia ormai pronto non tanto il singolo, quanto il gruppo non riesce a partire in cerca di un ecosistema più facile.